Non tutti colgono la profonda correlazione esistente tra purezza e sacralità della Vita. San Giovanni Paolo II,
nell’Evangelium Vitae, la evidenzia: “La banalizzazione della sessualità è tra i principali fattori che stanno all'origine
del disprezzo della Vita nascente: solo un amore vero sa custodire la vita".
Altrettanto forte è il legame tra purezza e sacralità della Famiglia, opera più alta di Dio Creatore. I fidanzati che
“bruciano” le tappe dell’amore lasciandosi soggiogare dalla carnalità, non solo mortificano la sessualità, dono di Dio
per amare, ma costruiscono la loro famiglia sulla sabbia. Lo spiega chiaramente Benedetto XVI: “Bruciare le tappe
finisce per “bruciare” l’amore, che invece ha bisogno di rispettare i tempi e la gradualità nelle espressioni; ha
bisogno di dare spazio a Cristo, che è capace di rendere un amore umano fedele, felice e indissolubile”.
Un rapporto ridotto a fisicità è debole e fragile. Tanti matrimoni vanno in frantumi perché tra gli sposi affiorano
quelle divergenze che la schiavitù del sesso, da fidanzati, ha reso impossibile scoprire. Sempre Benedetto XVI: “Non
pensate, secondo una mentalità diffusa, che la convivenza sia garanzia per il futuro”.
La Chiesa insegna che l’espressione genitale della sessualità è riservata al Matrimonio, un patto di amore totale
e definitivo. Questa verità è parte del progetto di Dio sull’amore umano. E si capisce perché: il rapporto sessuale è
legato al mistero della Vita e della sua trasmissione. E un figlio, per maturare integralmente, ha bisogno di respirare
l’amore totale e perenne dei suoi genitori. Amore che esige sacrificio e dono di sé, che solo la Grazia del Sacramento
del Matrimonio può sostenere.
La convivenza che rinvia a tempo indeterminato il matrimonio - sempre più ridotto a un vuoto, quanto costoso,
rito di convenienza sociale - calpesta e svilisce questo Sacramento. Perché sposarsi in Chiesa, infatti, se i fidanzati
compiono, senza percepirne il disordine, i gesti che sono propri del Matrimonio? Papa Francesco, ammonisce: “C’è
una distinzione tra l’essere fidanzati e l’essere sposi, che la Chiesa da sempre custodisce in vista della delicatezza e
della profondità di questa verifica”.
La coppia convivente che esclude il “per sempre”, più facilmente esclude, con la contraccezione e l’aborto,
anche un figlio, vera scommessa sul futuro. Al contrario, i fidanzati che vivono castamente la loro relazione fanno di
tutto, spinti anche dal desiderio di donarsi nella gioia di un amore totale, per accelerare il giorno delle nozze e formare
così famiglie giovani e feconde.
Ecco perché l’aumento delle convivenze è all’origine, non solo del pauroso calo dei matrimoni religiosi (con un
ritmo tale - 10 mila in meno l’anno - che, fra qualche decina d’anni, di essi non resterà che il ricordo), ma anche del
crollo delle nascite che fa dell’Italia il Paese meno fecondo al mondo.
La violazione della legge di Dio sulla purezza, dunque, oltre a compromettere la salvezza dell’anima (nessun
fornicatore, o impuro, o avaro - cioè nessun idolatra - ha in eredità il regno di Cristo e di Dio”, dice san Paolo), ferisce
profondamente anche la società.
Per salvare la famiglia e la vita, dunque, è urgente “offrire soprattutto agli adolescenti e ai giovani l’autentica
educazione alla sessualità e all’amore, un’educazione implicante la formazione alla castità, quale virtù che favorisce
la maturità della persona e la rende capace di rispettare il significato «sponsale» del corpo. (Papa Wojtyla, EV 97).
Ecco il senso dell’iniziativa “Ottobre per la purezza” svolto per le strade e nelle scuole di Benevento.
Dio ha voluto che ad animare questo apostolato fossero i giovani delle “Voci del Verbo”, i numerosi religiosi, tra
sacerdoti, suore e seminaristi, dell’Istituto del Verbo Incarnato, uno splendido ordine fecondo di vocazioni sacerdotali
e religiose, e anche delle famiglie.
Attraverso incontri per strada e nelle scuole, questi apostoli hanno testimoniato la bellezza della castità e
annunciato ai giovani Cristo nel Vangelo delle beatitudini: “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. E questi giovani
si sono mostrati attenti e desiderosi di informarsi sul tema della purezza, tanto decisivo per la loro vita, quanto
coperto da un irresponsabile e generale silenzio.
Silenzio che Madre Teresa di Calcutta, appena proclamata santa, ha definito senza mezzi termini, “impuro”.
Impegnarsi in questo apostolato è difficile, perché è fuori della logica del mondo. Chi lo fa rischia la derisione e
l’accusa di oscurantismo, perfino da uomini di Chiesa. Ma Benedetto XVI così li incoraggia: "Non abbiate paura di
apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: coloro che sembrano più
lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere
secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo”.